Norimberga all'epoca non era così sfruttata come lo fu in seguito. Irving non vi aveva ancora suonato il Faust e il nome stesso della vecchia città era a malapena conosciuto alla grande massa di viaggiatori. Io e mia moglie [Amelia], trovandoci alla seconda settimana della luna di miele, sentivamo la necessità di avere un'altra persona che si aggiungesse alla nostra compagnia e così, quando l'allegro forestiero, Elias P. Hutcheson, proveniente da Isthmian City, Bleeding Gulch, Maple tree County, Nebraska arrivò alla stazione di Francoforte e per caso accennò al fatto che si stava recando a visitare quella maledettamente vecchia cittadina nello Yurrup, e che pensava che un viaggio del genere da solo avrebbe mandato persino il più intelligente e attivo cittadino al manicomio, prendemmo la palla al balzo e gli suggerimmo di unire le forze.

... Dunque, "facemmo" Norimberga insieme e ci divertimmo ad ascoltare i salaci commenti del nostro amico transoceanico che, per la sua parlata bizzarra e l'enorme mole di avventure, poteva essere uscito dritto dritto da un romanzo. Come ultima meta di interesse ci riservammo la fortezza e il giorno prescelto per la visita passeggiammo intorno al muro esterno della città, sul lato est.

La fortezza si trova su una roccia che domina la città e un fossato immensamente profondo la protegge sul lato settentrionale.

...Camminando intorno alle mura, bighellonando nel caldo sole di luglio, spesso ci fermavamo ad ammirare i panorami che si stendevano sotto di noi...

... Sulla nostra destra s'innalzavano le torri della fortezza e ancor più in prossimità, la tetra Torre della Tortura che era e , forse lo è ancora, il posto più interessante della città. Per secoli, la tradizione della "vergine di ferro" di Norimberga è stata tramandata come esempio degli orrori e della crudeltà di cui l'uomo è capace;...

... In una delle nostre soste ci sporgemmo dal parapetto del fossato e guardammo giù. ... Proprio sotto di noi si stava svolgendo uno spettacolo interessante: una grossa gatta nera era distesa al sole, mentre un grazioso gattino dello stesso colore le gironzolava intorno. La madre ondeggiava la coda per far giocare il gattino oppure alzava la zampa e spingeva via il piccolo per incoraggiarlo nel gioco. Si trovavano proprio ai piedi del muro e Elias P. Hutcheson, per partecipare al gioco, s'inchinò e prese da terra un piccolo sassolino.

<State a vedere!>, disse. <Lo getterò vicino al micetto e si domanderanno da dove proviene>.

<Oh, stia attento>, disse mia moglie; <potrebbe colpire il piccolino!>.

<Non certo io, signora>, disse Elias P. <Sono tenero come un ciliegio del Maine. Non farei mai male ad una bestiolina così come non farei lo scalpo ad un neonato. E ci potete scommettere i vostri variopinti calzini! Guardate, lo farò cadere verso l'esterno così non gli andrà troppo vicino!>. Detto ciò, si sporse e allungato il braccio più che poté fece cadere il sassolino. E' probabile che ci sia una forza misteriosa che ingigantisce le piccole cose; o, più probabilmente, il muro non era dritto ma inclinato alla base, cosa impercettibile dall'alto; fatto sta che il sasso cadde con un tonfo terribile che si propagò nell'aria calda fino a noi, proprio sulla testa del gattino, sfracellando il suo cervellino all'istante. La gatta nera guardò verso l'alto e vedemmo che i suoi occhi verde fuoco erano fissi su Elias P. Hutcheson; poi, diresse l'attenzione verso il gattino, che giaceva immobile, a parte un piccolo tremito dei suoi minuscoli arti, mentre un rigagnolo rosso sgorgava dalla ferita aperta. Con un grido strozzato, simile a quello di un umano, si piegò sul gattino, leccandogli la ferita e lamentandosi. Ad un tratto capì che era morto e di nuovo voltò lo sguardo verso di noi. Non lo dimenticherò mai perchè era l'incarnazione perfetta dell'odio. I suoi occhi verdi ardevano e i denti bianchi e aguzzi sembravano brillare nel sangue che le macchiava il muso e i baffi. Digrignò i denti e estrasse gli artigli di ogni zampa. Poi si precipitò sul muro come se volesse raggiungersi ma quando lo slancio terminò l'effetto, ricadde indietro e la cosa aggravò il suo aspetto terribile perchè andò a cadere proprio sul gattino, rialzandosi poi con il mantello della schiena tutto impiastricciato di sangue e di frammenti di cervello.

... Poi ritornai da Hutcheson che era ancora immobile, con il volto rivolto verso il gatto infuriato.

Mentre mi avvicinavo a lui, disse: <Credo sia la bestia più selvaggia che abbia mai visto, a parte una volta quando una squaw apache giurò vendetta contro un mezzosangue che chiamavano "Stecca" per via del modo in cui uccise il suo bambino, rubato durante una razzia solo per dimostrare che sapeva che sua madre era stata torturata sul rogo e uccisa dalla sua gente. La donna aveva quel tipico sguardo stampato sul volto che sembrava far parte del suo aspetto. Seguì Stecca per tre anni fin quando gli indiani lo catturarono e glielo consegnarono. Si diceva che nessun uomo, fosse esso bianco o indiano, ci aveva impiegato così tanto tempo a morire sotto le torture degli apache. L'unica volta che la vidi sorridere fu quando la uccisi...>.

<Va bene>, disse, <è chiaro che la povera creatura è disperata. Però, dai, è stato solo un incidente anche se lo so che non ti riporterà il tuo cucciolo. Te lo giuro, non lo avrei fatto per tutto l'oro del mondo! Tutto questo dimostra quanto un uomo può diventare sciocco quando prova a giocare! Ma sembra che sono maldestro pure quando mi metto a giocare con un gatto. Vero, colonnello?>. Aveva una facilità notevole ad affibbiare titoli gratuiti. <Spero che vostra moglie non mi porti rancore per questo spiacevole episodio. In fondo, non volevo proprio che accadesse>.

... Amelia, ...disse ad Elias P. con un tono di voce angustiato: <La prego, stia attento. Quell'animale la ucciderebbe se fosse qui, gli occhi sono quelli di un assassino>.

Egli rise amabilmente. <Mi scusi, signora>, disse, <ma non posso che ridere. Si immagini se un uomo che ha lottato con orsi e con indiani possa temere di essere ucciso da un gatto!>.

Quando la gatta lo sentì ridere, il suo intero contegno sembrò cambiare. Non tentò più di saltare o correre lungo il muro, ma camminò lentamente e sedendosi accanto al cucciolo morto iniziò a leccarlo e a coccolarlo come se fosse ancora vivo.

<Guardate lì!>, dissi. <Potenza di un uomo forte. Persino quell'animale nel mezzo della sua furia riconosce la voce del padrone e gli s'inchina!>.

<Come una squaw!>, fu l'unico commento di Elias P. Hutcheson mentre ci spostavamo sull'altro lato del fossato. Ogni tanto gettavamo lo sguardo al di là del muro accorgendoci che la gatta ci stava seguendo.

... La preoccupazione di Amelia crebbe per questa insistenza e più di una volta ripeté il monito a cui l'americano rideva sempre divertito fin quando, vedendo che la sua preoccupazione era reale, disse: <Vi giuro, signora, che non c'è motivo di temere quel gatto. Mi so proteggere, mi deve credere!>. E detto questo toccò il fodero della pistola che portava in vita.

... Terminata la visita di questo meraviglioso palazzo antico ... sembrava che avessimo quasi dimenticato lo spiacevole episodio della mattina.

... Quella mattina eravamo stati gli unici visitatori ad entrare nella Torre della Tortura -perlomeno così ci disse il custode- e visto che avevamo il posto tutto per noi fu possibile osservare ogni cosa in maniera più accurata del normale. Il custode, considerandoci l'unica fonte di guadagno della giornata, si mostrò disponibile a soddisfare le nostre richieste in ogni modo. La Torre della Tortura è un luogo veramente tetro...

... Ma il fulcro dell'intera stanza degli orrori era rappresentato da un congegno conosciuto col nome di "vergine di ferro" che si trovava quasi al centro della stanza. Aveva la sagoma abbozzata di una donna, anche se ricordava più una campana..., senza però l'incavo della vita e la perfetta rotondità dei fianchi...La somiglianza voluta con una figura umana si sarebbe riconosciuta a malapena se il fonditore non avesse abbozzato sulla parte frontale della sagoma una rozza affinità con il volto di una donna. ...una corda era legata ad un anello presente nella parte frontale della sagoma, più o meno all'altezza della vita, ed era tirata da una puleggia, agganciata alla colonna di legno che sosteneva il soffitto. Il custode tirò la corda mostrandoci che una parte del davanti era munita di cardini su un lato, come una porta; a quel punto vedemmo che il congegno era di un notevole spessore e lasciava solo lo spazio necessario a contenere il corpo di un uomo. Lo sportello era di uguale spessore e molto pesante e ci voleva tutta la forza del custode, anche se aiutato dal meccanismo della puleggia, per aprirlo. Questo peso era in parte dovuto al fatto che lo sportello era sistemato in modo da gettare il peso verso il basso così che poteva chiudersi da solo quando il freno veniva liberato. ... Tuttavia, fu solo quando guardammo l'interno che le diaboliche intenzioni ci furono del tutto chiare. C'erano chiodi lunghi, quadrati e massicci; ampi alla base e affilati in punta, posti in una posizione tale che quando lo sportello si chiudeva quelli superiori perforavano gli occhi della vittima e quelli inferiori il cuore e gli altri organi vitali. ...

< ... Mi sembra che qui si parli di anni e anni prima della nostra grande impresa. Laggiù nelle pianure pensavamo che gli indiani ci battessero riguardo alle torture da infliggere ad un uomo; ma credo che i vostri rappresentanti medievali della legge e dell'ordine li superassero tutti. Il trattamento riservato a Stecca da quella squaw non è stato niente male ma questa signorina qui la batte di misura. ... Sapete che vi dico, voglio provare ad entrare lì dentro per capire come ci si sente!> [disse Elias P.]

<Oh, no, no!> disse Amelia. <E' terribile!>.

<Signora, nulla è terribile per una mente indagatrice. ... Voglio entrare in quest'affare come si deve e perciò debbo essere preparato di tutto punto. ...>. ...

... Il custode prese una corda fina e logora e iniziò a legare il nostro compagno con notevole serietà considerata l'occasione. ...

... Sembrava piacergli veramente e con quel sorriso incipiente che poi gli spuntava immancabilmente sul viso disse: <Pensate se Eva fosse stata fatta con la costola di questo nano. Qui dentro non c'è spazio per un cittadino nato e cresciuto negli Stati Uniti. Le bare che facevano nell'Idaho erano molto più spaziose. Ora, giudice, può far scivolare lentamente lo sportello sopra di me. Voglio sentire lo stesso piacere che gli altri prigionieri provarono quando quei chiodi iniziavano a dirigersi verso i loro occhi!>. ...

... il custode iniziò ad allentare, centimetro dopo centimetro, la corda che teneva lo sportello di ferro. Il volto di Hutcheson era radioso mentre gli occhi seguivano i primi movimenti dei chiodi.

<Credetemi>, disse, <non mi divertivo così dai tempi di New York. ... Piano, giudice! Non vado mica di fretta! Voglio godermi con calma tutto lo spettacolo e pretendo ciò per cui ho pagato!>.

... Amelia fu vinta dall'angoscia. Vidi le sue labbra diventare esangui e la stretta della sua mano sul mio braccio allentarsi. Mi guardai intorno per cercare un posto dove farla sedere e quando la guardai di nuovo notai che i suoi occhi si erano fissati su un lato della "vergine". Seguendo la direzione del suo sguardo vidi la gatta nera scivolare via. I suoi occhi verdi brillavano come fari nell'oscurità del luogo e il loro colore era evidenziato dal sangue che ancora le macchiava il mantello e il muso. Gridai: <Il gatto! Attenti al gatto!> e in quel momento l'animale fece un balzo davanti al macchinario. Aveva l'aspetto di un demone trionfante. I suoi occhi fiammeggiavano feroci, e suoi peli erano rizzati tanto fa farla sembrare il doppio della sua statura, la coda frustava l'aria come quella di un leone quando punta la selvaggina.

Elias P. Hutcheson ne fu divertito e i suoi occhi sprizzavano di gioia quando disse: <Che mi venga un colpo se quella squaw non si è dipinta la faccia con i colori di guerra! Datele un bel calcio se si avvicina a me... Che sia dannato se non vuole cavarmi gli occhi! Piano, giudice! Non allentare la corda altrimenti sono fritto!>

... la gatta si preparò a saltare e fece un balzo con l'intento di distruggere la sua vittima.

In quel momento, però, con una specie di urlo diabolico, non si scagliò su Hutcheson, come ci aspettavamo facesse, ma sulla faccia del custode. ...

... Con un urlo di terrore che gli uscì più veloce del suo senso di panico, l'uomo fece un balzo indietro, lasciando la corda che tratteneva lo sportello di ferro. Mi precipitai a fermarla ma era troppo tardi: la corda scivolò veloce come un fulmine lungo la puleggia e il pesante blocco cadde in avanti per via del suo enorme peso.

Mentre lo sportello si chiudeva vidi per un attimo il volto del mio povero compagno di viaggio. Sembrava congelato dal terrore. I suoi occhi erano come ipnotizzati per l'angoscia e non riuscì a emettere suono.

E poi i chiodi fecero il loro lavoro.

E seduta sulla testa del povero americano c'era la gatta che faceva le fusa mentre leccava il sangue che colava dai solchi degli occhi. ...

(tratta dal libro "Gatti e gattini", pp. 282-291 )