30 giugno - Mangiare o non mangiare?

        Questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna,
        o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.
perdonami questa digressione shakespeariana ma l'ho trovata appropriata al mio stato in questo momento.
L'inverno e la primavera sono passati serenamente anche se si è acuita la mia difficoltà nel mangiare. Sono dimagrito molto: quando Cristina mi prende in braccio ha paura di farmi male perché sente gli spigoli delle ossa di tutta la colonna vertebrale. Sto molto spesso con la lingua di fuori, in effetti non la controllo più tanto bene. I miei amici dicono scherzando che è troppo lunga e che devono chiedere a Chiara di accorciarla.

Mese dopo mese sono peggiorato. Facevo fatica a mangiare persino la pappa umida in patè. Tutto il cibo doveva essere molto frullato e molto diluito con acqua. Più che mangiare "slurpavo". Quando mi davano la pappa cominciavo ad abbuffarmi con entusiasmo poi, dopo pochi minuti, alzavo la testa e cominciavo a miagolare dando delle leccate a vuoto.

In un primo tempo agli umani è venuto il dubbio che avessi male ai denti e quando ho smesso quasi del tutto di mangiare da solo, hanno chiamato la veterinaria. Chiara aveva in effetti riscontrato la presenza di un'infiammazione alle gengive per la presenza di parecchio tartaro. Con l'aiuto di una pinzetta lunga mi aveva staccato i pezzi più grossi poi mi aveva prescritto delle punture con antibiotico e cortisone.

Dopo l'illusione di un lieve miglioramento, ora ho ricominciato a non voler più mangiare nulla.

I miei amici hanno deciso, d'accordo con Chiara, di nutrirmi forzatamente, almeno tre volte al giorno, prima attraverso una siringa e poi con l'aiuto di un biberon morbido. Mi prendono in braccio, mi mettono un bavaglino e mi danno il Recovery o degli omogeneizzati o le mie pappe molto diluite.
Non è semplice perché io non collaboro molto: non coordino bene la lingua e stringo i denti mordendo la siringa o la tettarella.



Sto cercando di far capire alla mia famiglia che è arrivato il momento di lasciarmi andare ma loro, così abituati ad accudirmi ed a soddisfare ogni mia necessità, non si vogliono ancora rassegnare. Il rito del mangiare non è più un piacere per me e sta diventando via via sempre più penoso per tutti.
Mi è successo anche di mordermi la lingua e di avere del sangue in bocca. I miei amici sono visibilmente distrutti e sconsolati.



13 luglio - 12 anni di convivenza

sono passati 12 anni esatti da quando sono stato adottato. Sento di essere arrivato alla fine della mia strada; sono però contento di avere messo per iscritto tutti i miei ricordi.Ti ho raccontato come ho vissuto la prima parte della vita con la mia famiglia umana nel diario "I Dolori del giovane Sirius" e la seconda parte in queste ultime lettere.

Sai cos’è l’empatia?

Non è semplice da spiegare. Ho letto alcune cose in giro (non c’è da meravigliarsi, se so scrivere saprò anche leggere, no?). Può essere definita come la propensione o disponibilità a lasciarsi influenzare dagli stati emozionali di qualcun altro. Il primo rapporto empatico si sviluppa con i genitori, perché per avere successo nell’accudimento, nella protezione e nel soddisfare i bisogni dei cuccioli il genitore deve ampliare la zona del proprio sentire oltre i limiti del proprio sé. Le specie che prevedono un rapporto con il genitore più lungo e articolato, sono quelle che manifestano una maggior propensione empatica (in particolare i mammiferi nel rapporto mamma/cucciolo). Non tutti ne sono dotati, è una qualità innata.

Ritengo sia una delle capacità più alte che la Natura ci ha dotati perché attraverso essa creature viventi di diversa specie possono comunicare le necessità reciproche, comprendere le rispettive emozioni e quindi, in una parola, amarsi. Perché ho tirato fuori l’empatia? Perché aiuta a spiegare il rapporto che si è creato con la mia famiglia.


Paolo, Cristina, Alice e Marco mi prendono in braccio tante volte o si abbassano avvicinandosi a me. Così possiamo guardarci dritto negli occhi. In questi momenti avviene la magia, il collegamento empatico tra me e loro, ed è così che esprimiamo tutto l'amore che proviamo reciprocamente.


Cito ancora il prof. Dennis Turner perché secondo lui gatti e uomini sono in grado di comunicare tra di loro. Certo che è così!

Ogni coppia micio-padrone ha un canale unico di comunicazione. Ad alcuni gatti piace strofinarsi sulle gambe del suo "riferimento", mentre altri strusciano la testa contro la vostra. Alcuni stanno seduti a guardarvi, altri ancora invece inclinano la capoccetta come se fosse una posa interrogativa. Altri ancora comunicano con la voce, grattano il pavimento, si "arrampicano" sulle vostre gambe.

Le forze mi stanno lasciando, penso che questa sia l’ultima lettera che scriverò. Mi preme affermare per tutti quelli che leggeranno questo diario che, nonostante le difficoltà incontrate lungo il percorso, sono stato bene insieme ai miei amici. La mia vita è stata felice, serena e degna di essere vissuta.


Sirius Black si è spento nelle prime ore del 27 luglio. L'abbiamo lasciato andare.
Cristina, Paolo, Marco e Alice